di Virginia Di Leo (16 giugno 2011)
Nei giorni scorsi, all'indomani della deposizione come teste di Massimo Ciancimino nel processo Mori e De Donno, Luca Palamara, Presidente della Anm “ Associazione nazionale magistrati “ (il sindacato dei magistrati), nel corso di un’ intervista rilasciata a Gianni Minoli, ha auspicato maggiore chiarezza sull' intera vicenda, innervosendo non poco i magistrati di Palermo, avendo chiesto «piena chiarezza» sulla gestione del collaboratore Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo.
La replica non si è fatta certo attendere: i magistrati palermitani non ci stanno, e per tutta risposta, hanno accusato Palamara di contribuire all' isolamento del pm Antonio Ingroia. Accusa pesante quella dell'isolamento del magistrato di punta della indagine sulle stragi del ˜92, '93. Per i magistrati che hanno fatto antimafia in Sicilia non è stato un buon segnale. Anzi. Tutto il contrario e replicano piccati: «L'arresto di Ciancimino costituisce il più evidente atto di determinazione alla chiarezza e alla verità ».
Parole del segretario dell'Anm di Palermo e procuratore aggiunto, Vittorio Teresi a cui ha fatto eco il presidente della Anm di Palermo il pm Antonino Di Matteo che della richiesta di fermo di Massimo Ciancimino è stato uno dei protagonisti. Luca Palamara era intervenuto sulla vicenda alla trasmissione «La storia siamo noi». «Purtroppo» Ha riferito Vittorio Teresi, «temo che Palamara sia caduto nella trappola delle urla mediatiche. Ma ha fatto anche di più: non ha ricordato che alla manifestazione di Roma, l'Anm ha aderito con un documento ufficiale. Palamara non è andato, ma il documento è stato letto dal palco. Non avere detto queste cose in trasmissione è stato un grave errore che oggettivamente contribuisce all'isolamento di Antonio Ingroia».
Sulla vicenda come detto è intervenuto anche il sostituto procuratore Di Matteo nella qualità di presidente dell'Anm palermitana. «Tutto potevamo aspettarci “ afferma “ ma non che ci arrivassero attacchi proprio dall'interno dell'Anm». Di Matteo annuncia per i prossimi giorni una riunione della giunta della sezione palermitana dell'associazione. Queste le sue parole.
Al dunque Ciancimino sarebbe riuscito laddove nessuno aveva osato immaginare? Oppure lui è l'icona strumentalizzata per raggiungere il fine di altri Pupari? A chi e, soprattutto, a cosa serve in questo momento spaccare la magistratura antimafia delle DDA e la stessa Associazione nazionale dei magistrati? I signori della lista di Vito Ciancimino riguardanti il fantomatico “quarto livello”, al di là dell'inquinamento subito dalla lista con “l'aggiunta”scorretta del nome di De Gennaro, sono tutti?m Ovvero una parte?
E quelli eventualmente rimasti fuori chi sono? e in che posizione di potere si trovano in atto? Ma noi, a proposito della guerra tra procure, dalle pagine del numero ____ di questo stesso settimanale, l'interrogativo ce lo eravamo posto in tempo: “Massimo Ciancimino è il problema o la soluzione del problema?“. A quanto sembra neanche il compromesso sulla sua gestione; che con grande fatica sembrava avere raggiunto il capo della DNA: il Procuratore Piero Grasso, è la soluzione del problema. E allora? Il problema ora sembra essere che “cosi' si isola Ingroia“.
Il Presidente della giunta di Palermo, Nino Di Matteo, e il segretario, Vittorio Teresi, accusano Luca Palmara di fare “Dichiarazioni inopportune“. Infatti il primo a sollevare il caso, nella mailing list dell'associazione dei magistrati, è stato proprio uno dei principali protagonisti dell'indagine Ciancimino, il sostituto procuratore Nino Di Matteo. “E' mia opinione che le affermazioni del presidente Palamara sui “giudici protagonisti” e sulla partecipazione dei magistrati a manifestazioni pubbliche siano assolutamente inopportune”, ha scritto Di Matteo: “Ed infatti esse si prestano ad inevitabili strumentalizzazioni e contribuiranno ad alimentare l'opera di accerchiamento ed isolamento di magistrati che fanno soltanto il loro dovere e che sentono inoltre il bisogno di rivolgersi ai cittadini per esternare la loro preoccupazione sulla tenuta di principi fondamentali della nostra Costituzione”.
Nella mailing list dell'Anm è poi arrivata la dichiarazione di uno dei procuratori aggiunti di Palermo, Vittorio Teresi,. “Ricordo a Palamara “ ha scritto “ che proprio l'arresto di Ciancimino costituisce il più evidente atto di determinazione alla chiarezza e alla verità . Ma purtroppo temo che Palamara sia caduto nella trappola delle urla mediatiche che tentano di screditare i magistrati che lavorano, anziché i fenomeni di grave distorsione istituzionale che sottostanno all'ipotesi di accusa”.Il ProcuratoreTeresi, dunque, accusa senza mezzi termini Palamara di “sovraesporre” con il suo intervento i colleghi di Palermo che indagano sul caso Ciancimino, Di Matteo e Ingroia, “in un momento “ dice “ in cui l'iniziativa del Csm già rischia di farli apparire ancora più isolati”. Secondo il segretario dell'Anm di Palermo, “l'uscita di Palamara suona come una pericolosissima presa di posizione dell'Anm su uno dei procedimenti più delicati aperti in questo momento in Italia”.
Il Csm si occupa del caso Ciancimino a partire da martedì, con l'audizione del procuratore nazionale antimafia Piero Grasso. E intanto, il movimento delle Agende Rosse di Salvatore Borsellino ha affisso in molte piazze italiane un manifesto con uno slogan di solidarietà nei confronti dei pm di Palermo . “Csm: giù le mani da chi indaga sulle stragi del 92-93”.
Questi manifesti risultano affissidalla Lombardia alla Sicilia, manifesti in difesa dei pm di Palermo , con i quali si schiera anche l'associazione dei familiari delle vittime della strage dei Georgofili: “Non lasceremo che urla mediatiche tentino giusto di screditare i magistrati che stanno mettendo la propria vita in pericolo “ dice Giovanna Maggiani Chelli “ . Isolare i magistrati è costato molto a questo Paese: oltre la morte di Falcone e Borsellino, è costata la vita dei nostri figli. A chi giova quindi ancora una volta parlare fuor misura in tv di questioni intorno ai magistrati che si occupano della questione Ciancimino, che peraltro è finito in carcere?“.
Altro che tregua!.Con il Procuratore nazionale Antimafia, Piero Grasso tutto intento a gettare acqua sul fuoco sullo scontro tra le procure di Caltanissetta e Palermo, divise sullo “sgrabo” nel caso del fermo e della gestione del detenuto Massimo Ciancimino, mentre il Csm, con Vietti in testa, apre un'inchiesta sul caso e convoca per primo tra gli audendi lo stesso Piero Grasso e una nuova dichiarazione del presidente nazionale dell'Anm riaccende la miccia delle polemiche.
Questa è una vera e propria guerra, palesemente dichiara, che in questo momento fa comodo a molti. Perché ricordiamo il vecchio adagio che vuole come tra i due litiganti il terzo gode e non necessita fare un grande sforzo per immaginare chi possano essere i terzi beneficiari. Una cosa però è certa.In tutto questo a rimetterci siamo noi cittadini; è la speranza di conseguire la verità sui veri mandanti delle stragi del '92 e '93. Non per nulla, un ventennio quasi dopo le stragi e dopo averlo condannano a svariati ergastoli, i magistrati sentono l'impellente bisogno di sentire Totò Riina.
Se di questa storia ne volessimo fare un thriller, una spy story politica, potremmo incominciare con la strana elezione a presidente della Repubblica di un democristiano. Un outsider che, nella babele venutasi a creare con quelle morti eccellenti, e a causa dei consueti veti incrociati dei notabili scudocrociati, viene a trovarsi sul Colle. Continuare con i vari ribaltoni, dopo che la gioiosa macchina da guerra
occhettiana aveva fallito clamorosamente nell'impresa di conquistare Palazzo Chigi, e chiudere con Ciancimino figlio che, pur avendo valigie piene di carte in grado di spianare ogni dubbio, con in mano il “papello”, fa marameo a tutte le procure d'Italia e tiene tutti con il fiato sospeso. A questo punto il tutto assume il sapore di un giallo.
Da quando Massimo parla e straparla sono passati quasi tre anni, un niente per i tempi biblici della nostra giustizia, e fa specie osservare come anziché unirsi compatta nell'esigenza primaria di cercare le verità chiaramente sin qui negate e concentrarsi nel perseguire giustizia, la magistratura si spacca e si mette a litigare offrendo scempio di se medesima.
Certo alcuni soggetti tirati in ballo da Ciancimino hanno lasciato tutti storditi; come da ultimo è avvenuto il 10 maggio, quando, testimoniando al processo Mori, ha raccontato come il misterioso personaggio, che in atto è indicato dai magistrati e giornalisti con il nomignolo di “Puparo”, anche se Ciancimino Jr in aula lo ha appellato “Mister X”, gli avrebbe riferito : “Mi parlò di tante altre cose. Mi disse addirittura di avere saputo di una telefonata fatta dal presidente della Repubblica Napolitano al procuratore di Caltanissetta, quando arrivò il mio primo avviso di garanzia per calunnia“.
Sempre che sia vera la circostanza per cui i pm di Palermo stanno indagando; perché il presidente della repubblica, nonché presidente del CSM, avrebbe dovuto interessarsi e preoccuparsi delle dichiarazioni del giovane Massimo Ciancimino (per altro apostrofato dai maggiorenti, tra politici e testate mediatiche, come un “pataccaro” inattendibile ventriloquo del padre morto) e del (a questo punto improbabile) coinvolgimento di un alto pubblico ufficiale come Gianni de Gennaro, chiamando, direttamente, al telefono il procuratore della repubblica di Caltanissetta Sergio Lari?.
Cosa dice e cosa non dice Ciancimino Junior da giungere adisturbare Soggetti così eccellenti e sottrarre allo Stato il tempo prezioso del suo Presidente?. Siamo più che certi che in questi anni Ciancimino Junior ha tolto il sonno a molti, a cui da ultimo dobbiamo, inaspettatamente, aggiungere anche quattro procure della Dda, la Dna, Il Csm e l'Anm. Una cosa è certa: queste divisioni e questi scontri, con conseguenti schieramenti, rischiano di minare alla base la credibilità dell'istituzione della magistratura e “ soprattutto ed in maniera palese “ di alterare quell'equilibrio tra poteri dello Stato che è alla base della democrazia. In pericolo è quindi la democrazia!
Penso non conforterebbe i cittadini apprendere prossimamente che Ciancimino Junior è stato dichiarato pazzo ed internato in un manicomio criminale e i magistrati Di Matteo e Ingroia sono stati trasferiti alla scognita procura di Timbuktu. Eppure questo potrebbe essere un finale del thriller. E in tempi in cui un ridimensionamento delle funzioni della magistratura farebbe comodo a molti, forse sarebbero meglio evitare. Così come sarebbe meglio evitare posizioni assolutistiche e giudizi affrettati che potrebbero indurre a buttare via, secondo un altro saggio adagio, l'acqua sporca con il bambino.
Questo vale sia per l'operato dei magistrati che per le dichiarazioni di Ciancimino jr. Che magari non saranno tutte vere; ma certamente non sono nemmeno tutte false. L'unica verità , probabilmente, è che in tutta questa storia, la verità resta ancora un mistero che tocca fili ad altissima tensione e Soggetti, posizionati attualmente nelle Istituzioni, a tutti i livelli e in tutti i settori e nei gangli di potere, ancora in sella, e che hanno tutto l'interesse a dividere per imperare.