IL CISTERNA DELLA DISCORDIA TRA INGROIA E PIGNATONE PUNTANDO ALLA DNA

di Virginia Di Leo ( 15 settembre 2011)

Un vero terremoto. Da un lato Ciancimino Junior e Ingroia dall'altro un capitano dei ROS e Pignatone  puntando al Procuratore della DNA Grasso

Nel caso delle intercettazioni del 23 novembre 2010 e del 4 dicembre 2010 tra Ciancimino Junior e il commercialista Strangi siamo all'urgenza piu' assoluta , tanto urgente da prevaricare prudenza e opportuna fase valutativa d'indagine.

Il vice presidente del CSM Vietti ha fretta come l'hanno tutti i personaggi politici che si sono agitati sulla scena. Quindi nel quanto meno inopportuno silenzio del Presidente del CSM Napolitano l'urgenza dichiarata del Comitato di presidenza del Consiglio superiore della magistratura è quella della “tempestività ” (letterale) “con la quale intende occuparsi del caso Ciancimino “ Ingroia”. il parallelismo con il passato ombroso del Csm e con la vicenda dell'isolamento del mentore di Ingroia: il magistrato Paolo Borsellino soggiunge ovvia.

Per aprire un procedimento disciplinare nei confronti di un magistrato, lo statuto del CSM recita come,  superata una prima fase “preliminare”, l'azione deve essere promossa entro un anno dalla notizia del fatto, della quale si è avuta conoscenza a sempre comunque a seguito dell'espletamento di sommarie indagini preliminari o di denuncia circostanziata o di segnalazione del Ministro della Giustizia”.

Ora come per qualunque  cittadino , anche nei casi piu' gravi ed eclatanti di violazione della legge, per aprire un fascicolo, soprattutto se trattasi di un magistrato,  è necessaria prudenza e ragionevoli elementi probatori ed indizi. In questa vicenda, al di là  delle parole in libertà  del Ciancimino Junior, e della smentita categorica da parte del diretto interessato : il pm Antonio Ingroia e dei legali di Ciancimino non appaiono esservi elementi e indizi  probatori tali da far aprire “ tempestivamente e con urgenza “ un fascicolo sul procuratore Ingroia che in atto è impegnato in prima linea alla ricerca della verità  sulle stragi dove vennero martirizzati due suoi autorevoli colleghi Falcone e Borsellino e i veri mandanti delle stesse.

Al dunque la domanda è basta davvero un'intercettazione ambientale del dichiarante Ciancimino che parla con un indagato per mafia millantando credito e parlando di asini che volano per aprire un fascicolo su un procuratore aggiunto della Dda come il Dr. Ingroia?

Certamente la conversazione tra Ciancimino e Strangi è quanto mento degradante e assolutamente gratuita e fuori luogo ma non giustifica l'operazione bliz del Csm e l'evidente obiettivo politico di colpire un magistrato impegnato su inchieste delicatissime di mafia e politica.

Infatti, a proposito di queste stesse intercettazioni e degli autorevoli personaggi giudiziari che le hanno gestite  in fase di indagini non sembra che risultino aperti presso il CSm analoghi procedimenti avviati con la dovuta “tempestività ”.

Il riferimento è all'affaire Pignatone ( Procuratore Capo della Procura di Reggio Calabria che si occupa del procedimento penale n° 559/09 rgnr DDA nel quale le intercettazioni sono state effettuate) . Infatti quello sui cui i media non ci hanno doviziosamente informato (forse perché troppo occupati sulgossip cianciminiesco) è quanto Vi riportiamo noi e adesso.

Infatti vi è in corso una vicenda  parallela che investe il procuratore Capo di Reggi Calabria Pignatone e che ha un collegamento diretto e strettamente connesso con quanto sta avvenendo ai danni del Procuratore aggiunto di Palermo Dr. Antonio Ingroia (con riferimento al contenuto di queste intercettazioni effettuate dalla Squadra mobile di Reggio Calabria e trasmesse dal Dirigente Renato Cortese alla Procura della Dda Reggina diretta da Pignatone).

Ma andiamo ai Fatti.  Domenica  7 agosto a metà  giornata Sky news fa saltare la città  di Reggio Calabria dalla sedia: il procuratore Pignatone, il capo della mobile Renato Cortese e il capo dei Ros Stefano Russo, sono finiti nel registro degli indagati della Procura di Santa Maria Capua Vetere.

Il motivo? Cortese e Russo si sarebbero recati nel carcere militare che ricade nel territorio di Santa Maria, su indicazione dello stesso Procuratore Capo Giuseppe Pignatone, per convincere il capitano dei Ros, Saverio Spadaro Tracuzzi, lì detenuto perché accusato da un mafioso poi divenuto collaboratore di giustizia: Nino Lo Giudice per fatti di mafia. L'ambasciata di Cortese e Russo sarebbe stata “ in parole povere “ quella  di  accusare magistrati e uomini delle forze dell'ordine fornendo riscontri alle indagini in corso della procura dopo le rivelazioni del pentito Nino Lo Giudice.

Insomma il capitano dei carabinieri Spataro Tracuzzi avrebbe dovuto confermare niente di meno che il suo stesso accusatore : Lo Giudice per potere “ a tenaglia “ incastrare pessi delle Istituzioni. Orbene tutti sappiamo che i colloqui in carcere tra un detenuto e forze dell'ordine sono legittimi e regolamentati dalle leggi; ma il contenuto, secondo l'accusa formulata dal Capitano dei Ros  sarebbe stato scabroso e finalizzato a ottenere una falsa rappresentazione di fatti e verità  finalizzata a infangare magistrati e funzionari della Pg.

Ovviamente, tutto da dimostrare, però Sky, che è ormai uno dei più sperimentati centri motore dell'informazione italiana, precisa di aver chiesto conferma autorevole delle notizie in suo possesso ricevendo dalla procura di Santa Maria un grigio niente conferme e niente smentite. Ricordere a questo punto che l'esercizio dell'azione penale, malgrado le desiderate del governo Berlusconi, è rimasto obbligatorio per la magistratura inquirente. Pertanto se vi è una denuncia nominativa l'iscrizione del nominativo è obbligatoria.

Si aggiungerà  come nell'informazione “né smentisco né confermo” che spesso viene data dalle Procure significa sostanziale “conferma”: è ingiusto che sia così, ma purtroppo, per prassi consolidata, è così. Passa un po' di tempo. L'Ansa rintraccia Pignatone che apparentemente cade dalle nuvole e, intanto, esprime fiducia incondizionata nel lavoro dei suoi collaboratori piu' stretti:  Cortese e Russo.

Ora per chi non è pratico di procure e Tribunali , i due, com'è notorio in ambienti giudiziari, sono punte importanti della “squadra” ovvero del “gruppo di lavoro” che ha lavorato a lungo con il Procuratore Pignatone in Sicilia quando questi era Sostituto e poi Procuratore aggiunto di Messineo e farebbero parte della “squadra” che riusci' a catturare l'imprendibile Provenzano ( la cui cattura ovvero mancata cattura è oggetto del processo Mori de Donno la cui prossima udienza è prevista per il 21 settembre).

Il 10 agosto Giuseppe Pignatone premette di rispettare le indagini della Procura di Santa Maria Capua Vetere, nate dall'esposto di un capitano dei carabinieri detenuto per concorso esterno in associazione mafiosa.

Ma non risparmia critiche per chi dovesse prendere in considerazione le denunce rivolte a magistrati e inquirenti da detenuti per favoreggiamento alla mafia quale è il denunciante : «Come sapete “ ha spiegato il procuratore di Reggio Calabria “c'è per ora notevole clamore a seguito di due lettere denuncie del detenuto Spadaro Tracuzzi. Da un comunicato del Procuratore di Santa Maria Capua Vetere sappiamo che c'è un'indagine. E da parte nostra c'è il massimo rispetto». <<Io non voglio parlare qui dell'indagine. Ora voglio fare un discorso più in generale. Gli archivi dei Tribunali, del Palazzi di giustizia siciliani, calabresi, campani, milanesi, sono pieni di accuse di mafiosi di ogni genere, da Salvatore Riina e così a scendere che parlano di torture, di violenze, di trattamenti inumani, di dichiarazioni estorte, di violazione delle regole. Ci sono archivi pieni. Tutti sapete come finiscono queste cose». Ovvero, il cestino: «Nessuno “ ha proseguito - si è mai sognato di chiedere, non dico a Falcone e Borsellino, ma anche il più anonimo dei giudici siciliani, calabresi, napoletani, di rispondere a queste accuse sui giornali, di intavolare una specie di “porta a porta” provinciale per cui oggi il detenuto X dice una cosa, il Procuratore o il Giudice per le indagini preliminari ne dice un'altra, poi interviene, per esempio qualche altra persona eccetera eccetera. Poi spunta un altro detenuto per mafia, per omicidio, per chissà  che cosa e facciamo un dibattito. Questo, finora, a mia conoscenza non è mai avvenuto».  L'occasione per lo «sfogo» è la conferenza stampa tenuta a Reggio dal Procuratore Capo Pignatone per il provvido arresto del boss, di 32 anni della cosca di Rosarno, Francesco Pesce.

Il Procuratore di Reggio Giuseppe Pignatone gode quindi della sua stessa autorevolezza e la sua parola esclude qualunque sospetto su un eventuale fondamento di verità  del contenuto delle accuse formulate dal capitano dei Ros (che non è certo un Ciancimino qualunque) in suo danno.

Ciò sembrerebbe non essere avvenuto per il suo collega, il Vice Procuratore di Palermo Antonino Ingroia, che pur smentendo “tempestivamente” e categoricamente le stupidaggini e le millanterie di Ciancimino (che se non è mafioso è certamente figlio di un autorevole mafioso), per altro impossibili a essersi realizzate,  deve essere sottoposto ad un tritacarne mediatico e “tempestivamente” sottoposto ad indagine dal CSM che non solo non dà  apparentemente alcun peso alle sue smentite ma che, così operando,  le induce a  ritiene inconferenti e cosa molto più  grave non credibili a primo acchito.

Passa altro tempo e proprio in questi giorni arriva una dichiarazione formale di Corrado Lembo, procuratore di Santa Maria: “Avendo appreso da notizie di stampa,  escludo nel modo più assoluto che il collega Giuseppe Pignatone sia iscritto nel registro degli indagati”, almeno per ora.

Finalmente un punto fermo che non lascia dubbi: Pignatone non è indagato. Ma Lembo, alle domande sulla posizione degli uomini della squadra di Pignatone, ovvero, secondo l'esposto denuncia del capitano dei Ros Saverio Spadaro Tracuzzi, gli ambasciatoriCortese e Russo, l'esclusione non è altrettanto netta e afferma : “Non ho alcuna dichiarazione da rendere, come è mio costume riferire di indagini per tutto ciò che attiene alle eventuali attività  d'indagine della Procura di Santa Maria Capua Vetere”. Certo se non dice queste notizie sono assolutamente infondate una ragione investigativa il Procuratore c'è l'avrà . Ai giornalisti tocca la fatica d'interpretare.

E la qualcosa non è semplice. La ricostruzione più probabile è che Sky sappia che a Santa Maria sta accadendo qualcosa ma non ha informazioni formalizzate per iscritto. Perché spara la notizia? Forse ha paura di essere bruciata sui tempi perché pare che tra i cronisti di giudiziaria vi fossero voci in proposito. Resta quindi il dubbio che a Santa Maria stia accadendo qualcosa prende sempre più corpo e la gravità  del fatto raccontato nel suo esposto denuncia dal capitano dei Ross Spataro Tracuzzi. Improvvisamente però il quadro cambia. I quotidiani calabresi danno conto delle smentite della procura di Santa Maria, arrivando alla giusta conclusione che è infondata la notizia di Pignatone indagato. Calabria Ora invece fa lo scoop e pubblica i retroscena che hanno alimentato le notizie di Sky proponendo in esclusiva testo e foto della lettera-accusa del capitano Spadaro Tracuzzi.

Il titolo, sparato a colori a tutta pagina in prima, è un colpo di frusta e  riassume il senso giornalistico del jaccuse: “Pignatone mi voleva usare per far fuori Pietro Grasso”. Che c'entra il Procuratore nazionale antimafia? Per capirlo bisogna leggere per intero il testo vergato a mano dal capitano dei Ros Spadaro Tracuzzi e ragionare su qualche ipotesi. Ecco il testo della autografa lettera denuncia : “In data 28.06.2011, tarda mattinata, sono venuti presso questo carcere militare di Santa Maria Capua Vetere (CE), due ufficiali di P.G. (dott. Renato Cortese, Capo sq mobiole di RC, e T.col Russo, com.te del Ros di Rc) che, a loro dire, erano stati incaricati dal procuratore della repubblica di Reggio Calabria dott. Giuseppe Pignatone, affinché mi venisse rivolta richiesta di collaborazione nei fatti che mi vedono coinvolto, ma con particolare riferimento ai rapporti che Luciano Lo Gitesse avere con altri appartenenti  alle Istituzioni e segnatamente Magistrati nonché appartenenti alle FF.OO e ai servizi. Credo che più che della mia posizione, ove vero quanto da quei signori rappresentatomi, al sig. Procuratore interessi la sua; in particolare credo vogliano ottenere riscontri alle verosimili indagini in corso sui predetti soggetti istituzionali per poterli “incastrare”; è un “gioco sporco” più grande e complesso di me, che potrebbe portare chissà  quali “vantaggi” a loro che si occupano della vicenda e conseguenze negative, invece, a me. Non ultimo, ne potrebbe uscire fuori uno scandalo inedito e grande che potrebbe portare “ nel breve/medio termine “ anche alle possibili dimissioni del Procuratore nazionale antimafia, dott. Piero Grasso, oltre che degli altri magistrati coinvolti; mentre il dottor Pignatone potrebbe assumere egli stesso questo nuovo incarico e chissà  quale altro di prestigio. Io sono solo una piccola pedina che forse potrebbe giovare alla loro causa. I due dirigenti(Cortese e Russo) sono venuti a propormi tale collaborazione garantendomi che la magistratura inquirente mi avrebbe certamente concesso dei benefici”.

Orbene i giornali reggini ipotizzano che dentro  il (presunto) tramestio ci siano Alberto Cisterna, Francesco Mollace e  Francesco Neri. Ma il colloquio potrebbe avere avuto al centro “ fatto gravissimo e per il quale il CSM avrebbe dovuto aprire con “tempestività ” una indagine “  il numero due dell'antimafia, Alberto Cisterna. Incastrato lui, l'ufficio diretto dal capo della DNA  Piero Grasso non farebbe certo una bella figura antimafia; anzi sarebbe opportuno facesse le valigie.

Nella migliore delle ipotesi Grasso sarebbe stato imperdonabilmente superficiale a scegliersi come braccio destro un magistrato corrotto. Questo sembra essere il retroscena ipotizzato dal Capitano dei Ros  Spadaro Tracuzzi che sostiene che gli sia stato proposto uno scambio tra la sua testimonianza e imprecisati benefici. Sembra di capire che, alla fine, quello scambio non lo avrebbe accettato perché le sue accuse avrebbero portato vantaggi ad altri e “conseguenze negative” a lui che avrebbe confermato le accuse di favoreggiamento alla mafia che il pentito Nino Lo Giudice ( è doveroso precisare gestito sempre dalla procura di Reggio Calabria ) gli aveva mosso e che gli erano costate l'arresto.  Un quadro torbido, veramente inquietante,  quello raccontato dall'imputato per fatti di mafia, per usare il linguaggio di Pignatone, su cui la città  di Reggio va tranquillizzata.

Strane coincidenze?. Inquietanti volute connessioni? Certo è che i guai del Procuratore di Palermo Ingroia cominciano per via della pubblicazione e diffusione stampa a tappeto delle intercettazioni di Ciancimino come operate dalla Squadra Mobile di Reggio governata, ( ma che strana coincidenza ) dal fidato collaboratore di Giuseppe Pignatone: Cortese.  Lo stesso Cortese che ascrive al suo curriculum l'essere in squadra a Palermo per la cattura di Provenzano.

Non si ripeterà  mai a sufficienza che le accuse, dovrebbero essere valutate per quelle che sono :  solo accuse da provare per altro e non coinvolgono la dignità  degli accusati fin quando non vengono dimostrate (riscontrate, dicono gli esperti) attraverso i procedimenti previsti e fissati dalle leggi. Questo principio deve ovviamente valere per tutti. Ingroia, tirato in ballo dal collaborante Ciancimino Junior figlio del mafioso Don Vito Ciancimino e Pignatone tirato in ballo dal Capitano dei Ros Spataro Tracuzzi ( che addirittura arriva ad accusarlo di avere attentato alla posizione istituzionale del Procuratore Nazionale Antimafia : Piero Grasso; questa si che è materia del CSM!).

Certo non vogliamo fare parallelismi di posizioni ma le due storie apparentemente lontane e diverse laddove i fatti appaiono assolutamente concomitanti e connessi ci portano a pensare che il CSM sia quanto meno miope ovvero a due marce.

Questo porta quindi a sospettare che l'apertura dell'indagine “tempestiva “ nei confronti dell'operato di Ingroia potrà  apparire come una metodologia sistematica di chi vuole “isolare”  un magistrato, a troppi potenti e potentati, scomodo come Antonio Ingroia. Ci sembra di rivivere gli attacchi subiti dal suo mentore Paolo Borsellino.

Non dimentichiamo che Borsellino venne messo sotto inchiesta dal Csm, fu interrogato dal Plenum dell'organo dell'autogoverno e rischiò un provvedimento disciplinare solo per aver rilasciato due interviste a Saverio Lodato de l'Unità  e ad Attilio Bolzoni di Repubblica nelle quali aveva denunciato il tentativo di smantellamento del pool antimafia attraverso la nomina da parte del Csm di Antonino Meli all'Ufficio Istruzione al posto di Giovanni Falcone. Addirittura quegli inusitati attacchi professionali a Borsellino avevano spinto lo stesso Falcone a rassegnare le proprie dimissioni (respinte poi dal Csm) in pieno sostegno al collega e amico Paolo Borsellino e in totale disaccordo con i criteri di gestione dell'Ufficio istruzione inaugurati da Meli. All'epoca dei fatti Borsellino era stato successivamente prosciolto, ma il segnale che era stato lanciato alla mafia era fin troppo chiaro: Borsellino doveva essere isolato.

Sarebbe opportuno che il Csm non ripetesse gli errori del passato. Il Csm deve tutelare il lavoro dei magistrati, se mai ammonirli o punirli quando viene dimostrato con certezza  un illecito compiuto da essi, ma non deve diventare il palcoscenico della demonizzazione dei servitori dello stato. Non è mai prudente e buona procedura isolare un magistrato impegnato in prima linea come Ingroia  quando si ha addirittura l'evidente sospetto che quell'isolamento è studiato a tavolino e determinato da un'evidente operazione lobbistica.