Nel quarto trimestre del 2012 si è registrato il quinto calo annuo consecutivo del costo egli immobili, -4,6% rispetto allo stesso periodo del 2011. Nel raffronto con il trimestre precedente il costo delle abitazioni è sceso dell’1,5%, la diminuzione più marcata dell’intero 2012. Nella media dello scorso anno i prezzi sono scesi del 2,7%.
Secondo l’Istituto di statistica a soffrire maggiormente sono state le valutazioni delle abitazioni usate: l’indice dei prezzi delle abitazioni nuove è infatti diminuito dello 0,3% su base congiunturale, segnando un aumento dello 0,8% rispetto allo stesso trimestre del 2011. Invece, quello dei prezzi delle abitazioni esistenti è diminuito del 2,2% rispetto al trimestre precedente e del 6,9% su base annua. Si tratta della terza volta consecutiva che i prezzi delle abitazioni nuove registrano un rallentamento dei tassi di crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre, sempre su base annua, i prezzi delle abitazioni esistenti presentano diminuzioni via via più marcate a partire dal quarto trimestre del 2011.
Il mercato immobiliare degli ultimi anni è stato un ottovolante. grandi aumenti, bolle, gonfiate e poi scoppiate, nuovi paesi emergenti e crisi dell’europa. per fare un po’ d’ordine conviene guardare al mattone in un periodo di tempo più lungo, per capire quali sono le tendenza durature. ecco cosa è successo negli ultimi 40 anni e a che punto siamo adesso il settimanale The Economist è solito rilevare le variazioni di prezzo al netto dell’inflazione.
Ricordiamo che questo metodo è particolarmente interessante per un paese come l’italia che, prima dell’ingresso nell’euro, ha vissuto stagioni di turbolenze con la lira, con episodi di iper inflazione che hanno modificato in pochi anni il valore nominale del denaro vediamo quindi che l’aumento reale dei prezzi dal 1975 ad oggi è stato del 44,5%.
Ciò conferma la teoria che nel lungo periodo il mattone mantiene il capitale e garantisce una plusvalenza, sebbene parte di questo capitale se ne vada in realtà in tasse e spese di mantenimento. ma trattandosi di cifre al netto dell’inflazione non ci si può lamentare rispetto ad alcuni colleghi europei, tuttavia, siamo dei dilettanti: la casa in francia, regno unito o spagna ha avuto dei rendimenti ben superiori al 100%.
Più moderati gli stati uniti, che naturalmente nelle statistiche scontano la profonda differenza territoriale; in germania, un paese in cui i cittadini non investono troppo nelle abitazioni, il saldo è persino negativo e oggi a che punto siamo? secondo the economist house index in italia i prezzi delle case sono gonfiati del 10% rispetto agli stipendi, una tendenza in fase discendente che augura un prossimo equilibrio non essendo stata l’italia, stando ai dati del settimanale inglese, un paese di eccessi immobiliari, con la sopravvalutazione dei prezzi, dopo cinque anni di discese, i valori immobiliari sono quasi al livello degli stipendi, con un 10% di differenza.
In francia (+34%), olanda (+33%) e canada (+32%) è dove invece, senza generosi mutui, comprare casa con il solo stipendio a disposizione è di fatto impossibile.
Questo valore, noto come income to value, è pari a zero quando stipendi e valori immobiliari sono in sintonia nel trimestrale rapporto sui valori delle abitazioni nei principali paesi del mondo The Economist ci colloca infatti tra quelli che, in seguito ad una decisa correzione subita, si stanno avvicinando all’equilibrio.
Gli affitti, nel frattempo, stanno diventando più convenienti che mai, rispetto ai prezzi di vendita (-2%). quest’ultimo valore, denominato rent to value, dice che valori immobiliari e valori di locazione sono in sintonia quando il loro rapporto è zero