Sì, è vero, oltre a tutto il resto abbiamo finito anche le sardine. Il rapporto di Greenpeace, intitolato “Blue gold in Italy” (“L'oro blu in Italia”) è il quarto della serie “Ocean inquirer”, dedicata ai misfatti della pesca internazionale. Tra i quali la faccenda delle sardine. L'inchiesta si concentra sui porti veneti di Chioggia e Pila (Porto Tolle), beneficiari di centinaia di milioni di sussidi pubblici dedicati alla pesca sostenibile ed ai quali fa capo la più consistente flotta mediterranea di pescherecci specializzati in acciughe e sardine.Tra il ˜95 e il 2012 a Chioggia e a Pila il numero delle licenze per la pesca con le “volanti in coppia” è aumentato piu' del doppio e il tonnellaggio complessivo dei pescherecci dediti a questo tipo di attività è aumentato di quasi il quadruplo. Si stima che la biomassa delle sardine fosse di circa 500.000 tonnellate negli Anni 90 ed ora sia scesa a 100.000 tonnellate: è cioè un sesto rispetto a trent'anni fa. Parallelamente negli ultimi trent'anni il tonnellaggio complessivo delle navi che praticano la pesca in coppia (linea verde) è più che raddoppiato. Il rapporto di Greenpeace sulla pesca nell'Alto Adriatico non si ferma qui; spiega che, mentre i pesci sono diminuiti e sono rincarati, le navi da pesca sono aumentate per rincorrere il guadagno rappresentato dall'aumento dei prezzi. L'Italia in tale panorama si distingue per avere segato il ramo su cui tutti siamo seduti. Come esempio di politiche scriteriate nel settore della pesca che portano alla riduzione delle risorse naturali in nome dell'immediata speranza di arricchimento per pochi. Si va quindi sempre più verso un mercato sempre piu' stupido quanto avido. Altro che pesca sostenibile! In realtà , dice Greenpeace, nonostante gli avvertimenti diffusi dagli esperti sulla diminuzione di acciughe e sardine, il Governo italiano ha ampiamente supportato l'aumento della flotta peschereccia che pratica la tecnica delle “volanti in coppia”, una sorta di aspirapolvere passato nel mare. Insomma, l'Italia ha permesso la creazione di un folle circolo vizioso: sfruttamento scriteriato degli stock di acciughe e sardine, aumento del loro prezzo, aumento della pesca per approfittare dell'aumento di prezzo. Una follia!. Inoltre la ricerca di Greenpeace ha dimostrato che vengono catturate anche acciughe e sardine avannotti ( ovvero appena nate) e che, quando il prezzo di mercato non è remunerativo, una parte del pesce finito nelle reti viene ributtato, purtroppo già morto, in mare. Ovviamente il pesce ributtato in mare sfugge alle statistiche sulla pesca. E', ovviamente, un insulto alla natura ed alla fame.